domenica, Marzo 16, 2025

Genitori incollati ai display: ostacolano lo sviluppo dell’intelligenza emotiva dei figli

Uno studio rivela come l'utilizzo dello smartphone davanti ai figli possa influire sullo sviluppo della loro intelligenza emotiva

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L’uso prolungato dello smartphone da parte dei genitori in presenza dei loro bambini potrebbe influire negativamente sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva dei piccoli. Questa è la conclusione di uno studio condotto dalla professoressa Robin Nabi, docente di comunicazione all’Università della California e riportato da il Corriere della sera:

Le persone nascono con un certo livello di intelligenza emotiva che varia da individuo a individuo ma che nella vita, specie nell’infanzia, è una dote che si può sviluppare — spiega Nabi —. Ci sono persone che hanno, per natura, una sensibilità maggiore nel cogliere sfumature emozionali, altre meno. Ma tutti possono migliorare il proprio livello di intelligenza emotiva che ha impatti rilevanti sulla vita di tutti i giorni, perché significa saper gestire meglio le proprie emozioni, anche l’ansia e la rabbia, e comprendere quelle degli altri.

La psicologia dello sviluppo ha evidenziato, da anni, l’importanza del ruolo del caregiver, ovvero la persona che si prende cura del bambino. Durante i primi anni di vita, il bambino registra gli imprinting delle prime relazioni e apprende il riconoscimento delle emozioni, aspetti che si porterà con sé per tutta la vita. In questa fase delicata, un buon caregiver dovrebbe dedicare le giuste attenzioni al bambino.

Il Ruolo del Caregiver per lo sviluppo dell’Intelligenza emotiva

Il caregiver non è solo una figura che provvede al benessere fisico del bambino, ma è anche una guida fondamentale nello sviluppo emotivo. Il dialogo costante, l’empatia, e l’attenzione alle esigenze del bambino sono fondamentali per formare un legame affettivo forte. Questo legame non solo offre sicurezza, ma anche una base solida per l’acquisizione delle competenze sociali ed emotive.

Il caregiver agisce come uno specchio, riflettendo e rispondendo alle emozioni del bambino. Attraverso questo scambio, il bambino impara a riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. La mancanza di attenzione può creare una barriera in questo processo delicato, compromettendo lo sviluppo emotivo del bambino.

Smartphone: Una Barriera Invisibile

Secondo lo studio di Naba, lo sguardo disattento dei genitori, applicato e assorto su uno schermo, può fungere da barriera rispetto alla necessità di attenzioni del bambino. In effetti, l’uso eccessivo dello smartphone distrae il caregiver dal suo ruolo di guida emotiva, creando una separazione tra genitore e figlio.

Questa distrazione può portare a una risposta più lenta o inadeguata alle esigenze emotive del bambino, creando confusione e potenzialmente impedendo la formazione di un legame affettivo solido. Inoltre, senza il costante feedback emotivo del caregiver, il bambino potrebbe avere difficoltà nel comprendere e interpretare le proprie emozioni e quelle degli altri.

La ricerca guidata dalla professoressa Nabi ha coinvolto un campione di 400 genitori con figli di età compresa tra i 5 e i 12 anni. Nell’ambito dello studio, sono stati condotti diversi esami per valutare vari aspetti della vita emotiva dei bambini, tra cui la loro consapevolezza delle emozioni, la capacità di autoregolazione e il livello di empatia nei confronti degli altri. Un questionario somministrato alle famiglie ha indagato anche sulle abitudini domestiche relative all’uso dei media e la frequenza con cui venivano intraprese altre attività, come la lettura, l’ascolto della musica o il gioco.

Dall’analisi delle risposte, è venuto fuori che l’elemento che aveva una correlazione con una ridotta intelligenza emotiva nei bambini era l’uso del cellulare da parte dei genitori quando i figli erano presenti. La professoressa Nabi, sempre come riportato dal Corriere: “Non importa ciò che il genitore sta facendo sul telefono, il bambino percepisce un’assenza di reazione, un volto privo di espressione. È fondamentale che i genitori riconoscano quanto spesso utilizzano i dispositivi mobili di fronte ai figli e si rendano conto che i bambini ritengono importante ciò che i loro genitori ritengono importante”.

Meglio la tv o gli smartphone?

Probabilmente nessuno dei due, ma bisogna sottolineare comunque una sostanziale differenza. Prima dell’avvento degli smartphone, la televisione era spesso al centro delle discussioni riguardo alla potenziale distrazione nelle dinamiche familiari. Come gli smartphone oggi, la televisione poteva fungere da barriera tra i membri della famiglia, ostacolando la comunicazione e l’interazione personale. Tuttavia, anche se sembra sia semplicemente cambiato lo schermo e che la distrazione sia rimasta la stessa, c’è da dire che gli smartphone offrono un flusso costante di informazioni e intrattenimento che possono distogliere l’attenzione dai momenti familiari condivisi, cosa che la tv in parte mitigava (e che in parte fa ancora) in quanto le famiglie riunite attorno tendono comunque a interagire tra di loro in base ai contenuti visivi ai quali si sottopongono. Lo smartphone, invece, offrono un’esperienza individuale e che possono isolare ulteriormente gli individui all’interno della stessa casa.

Conclusioni

La presenza fisica da sola non è sufficiente per sostenere lo sviluppo emotivo del bambino. È essenziale che i genitori siano consapevoli del proprio ruolo come caregiver e delle responsabilità che esso comporta. Limitare l’uso dello smartphone e dedicare tempo ed energia all’interazione con il bambino può avere un impatto profondo e positivo sulla sua crescita emotiva e sociale. La connessione emotiva tra caregiver e bambino è una risorsa preziosa che deve essere coltivata con cura e attenzione.

Giulia Averaimo
Giulia Averaimohttps://www.psiconarrativa.it
Con una formazione accademica solida e multidisciplinare, ho conseguito una laurea in Archeologia e Storia dell'Arte seguita da un'altra in Scienze e Tecniche Psicologiche. La mia carriera si è poi evoluta nel campo del giornalismo e della specializzazione in social media. Il focus dei miei contenuti, riguarda la psicologia dei social media e delle dinamiche di gruppo online. Il mio approccio unisce rigorosa ricerca accademica con applicazioni pratiche.

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