“L’abbraccio che forma l’adulto: perché l’affetto materno nei primi anni di vita è decisivo”
Una madre amorevole può davvero cambiare il destino emotivo di un figlio? Secondo un recente studio pubblicato su Psychological Science, la risposta è sì: l’affetto ricevuto durante l’infanzia ha un impatto profondo e duraturo sul benessere psichico dell’adulto. Ma questa non è una scoperta isolata: è il tassello più recente di un quadro teorico che la psicologia ha iniziato a tracciare già nel secolo scorso.
L’importanza del legame primario: da Bowlby a oggi
Il pioniere dell’attaccamento, lo psichiatra britannico John Bowlby, aveva già evidenziato come la relazione madre-bambino costituisca la base della sicurezza affettiva. Secondo la sua teoria dell’attaccamento, il bambino sviluppa un modello interno del mondo relazionale partendo dalla qualità del legame con la figura di riferimento: una madre sensibile, empatica e coerente favorisce uno stile di attaccamento sicuro, che diventa la chiave per costruire relazioni sane e una buona autostima in età adulta.
Quando la madre è “sufficientemente buona”
Donald Winnicott, altro nome imprescindibile della psicologia dello sviluppo, parlava della “madre sufficientemente buona” (good enough mother), cioè una figura capace di rispondere ai bisogni del bambino senza annullarsi né essere perfetta. È in questa zona di equilibrio che il bambino può sviluppare un senso del sé stabile, imparando a tollerare le frustrazioni e a gestire le proprie emozioni.
Lo studio condotto nel Regno Unito
Un ricerca recente condotta nel Regno Unito su oltre 2.200 coppie di gemelli identici – pubblicata sull’American Psychologist – ha evidenziato che l’affetto materno ricevuto tra i 5 e i 10 anni influisce significativamente sullo sviluppo della personalità in età adulta. I partecipanti che avevano sperimentato maggiore calore materno mostravano livelli più elevati di apertura mentale, coscienziosità e amabilità a 18 anni.
Lo studio ha mostrato che i giovani cresciuti con una madre più presente e affettuosa tendevano ad essere, a 18 anni, più aperti mentalmente, amabili e coscienziosi. In psicologia, questi tratti sono strettamente connessi al benessere psicosociale e al successo accademico e professionale. La coscienziosità, in particolare, è stata identificata da ricercatori come Paul Costa e Robert McCrae – teorici dei Big Five – come uno dei fattori più stabili e predittivi nel corso della vita.
I tratti di estroversione e stabilità emotiva, invece, sembrano risentire maggiormente di altri fattori, come l’ambiente sociale o predisposizioni genetiche. Amicizie, esperienze scolastiche ed eventi significativi contribuiscono infatti a modellare l’equilibrio emotivo e la propensione alla socialità. Il grado di sensibilità materna è strettamente legato alla qualità dell’attaccamento e allo sviluppo psicologico. Chi ha ricevuto più affetto da piccolo, oggi mostra meno ansia, migliori competenze sociali e una visione più positiva di sé. Non si tratta solo di “sentirsi amati”, ma di interiorizzare modelli di sicurezza, accoglienza e valore personale.
Perché oggi questa scoperta è ancora più attuale
In un’epoca in cui la genitorialità è spesso messa sotto pressione – tra aspettative sociali, carichi di lavoro e stress quotidiano – ricordare il potere trasformativo della cura affettiva è fondamentale. Non servono gesti eclatanti: basta esserci, rispondere, accogliere. Il cervello del bambino, ancora in formazione, registra tutto. E quei gesti, all’apparenza piccoli, diventano mattoni emotivi su cui si costruisce l’identità adulta. Non si chiede ai caregiver di essere perfetti, ma di imparare a dimostrare il proprio affetto e a donarlo, così come ad accoglierlo.
Per approfondire ulteriormente l’argomento, è disponibile un video che esplora le neuroscienze dell’affetto materno e il suo impatto sullo sviluppo della personalità:
Fonti
- “Early maternal affection shapes key personality traits for life” – Neuroscience News
- “L’affetto della mamma ci rende adulti migliori” – Focus.it